Recensioni

da Messaggero Veneto del 28 novembre 2021

Va a Giuliano Fabbro il premio “Composizione” dedicato a padre Turoldo

Il noto musicista e compositore Giuliano Fabbro, di San Vito di Fagagna, ha trionfato nella seconda edizione del Concorso Internazionale di composizione corale su testi di David Maria Turoldo, organizzato dal Centro studio omonimo. Per questa edizione sono pervenute alla segreteria ben 46 composizioni (a fronte delle 43 del 2020), segno che le parole di p. David continuano a muovere i cuori e a stimolare la creatività di molti compositori, soprattutto in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo. Giovani e maestri già affermati hanno inviato i loro elaborati da ogni parte d’Italia (dalla Lombardia alla Puglia, dalla Sicilia al Friuli passando per Lazio, Umbria, Emilia, Veneto, Trentino, Friuli…) e perfino dalla Polonia è arrivata una composizione. Grande è stata la soddisfazione da parte del Centro Studi, del segretario m° Daniele Parussini, e di tutta la commissione presieduta dal m° Carlo Pedini (Docente di Armonia e Analisi presso il Conservatorio “F. Morlacchi” di Perugia, già Presidente della Fondazione Guido d’Arezzo e direttore artistico del Festival “Cantico di Assisi” e della “Sagra Musicale Umbra”). Il notevole risultato è frutto anche della collaborazione con la Fondazione PordenoneLegge.it, i Conservatori di musica “Frescobaldi” di Ferrara e “Maderna” di Cesena, l’Arcidiocesi di Udine, Il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, la Provincia Veneta dei Servi di Maria, il Comune di Sedegliano, l’Associazione Armonie di Sedegliano e il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia). 

La commissione giudicatrice, formata da musicisti di chiara fama, ha ritenuto di assegnare il premio per la categoria “Composizione per coro di voci bianche e strumenti” a Giuliano Fabbro (Udine) che è risultato vincitore con la composizione contrassegnata dal motto See the good, mentre sono stati segnalati i brani di Andrea Chini (Udine) e di Corrado Margutti (Torino). Per la categoria “Coro a cappella” è risultato vincitore Roberto Brandolisio (Maniago-Pn)  ed è stata segnalata  la composizione di Claudio Ferrara (Roma). Per la categoria “Brano liturgico”  è risultata vincitrice la composizione  di Antonio Rotolo (Montemaggiore Belsito-Pa) e sono state segnalate le composizioni di Mauro Visconti (Bagheria-Pa) e di Salvatore Vivona (San Giuseppe Jato-Pa).

Quella ricca atmosfera che si respirava con Renato della Torre di Nicola Cossar

da https://friulivg.com/

«Vi siano musica e canto davanti a te, getta alle spalle tutte le pene e volgi l’animo alla gioia». Mi torna spesso alla mente il Canto dell’arpista egizio quando penso ai tanti incontri musicali che hanno segnato la mia vita, quando penso a chi è andato a suonare altrove fin troppo presto, ma mai dimenticato. Ricordare fa male, eppure la memoria è un dovere, una necessità: non un rifugio, bensì una preziosa e irrinunciabile occasione per seminare altre stagioni feconde come quelle che abbiamo la fortuna di aver vissuto e condiviso.
Volti sorridenti, amici, si affacciano nelle notti insonni di quest’anno devastante. Eccoli lì i Canciani, i Liani, i Pressacco, i Cecere, i Sofianopulo, i Bruno Rossi. Eccolo lì, con il suo sorridente abbraccio, il coagulante di tutto: Renato della Torre. Musicista e musicologo, amatissimo insegnante (al Conservatorio di Udine), storico, scrittore, giornalista e critico (sul Messaggero Veneto) di migliaia di concerti, il caro René ci ha lasciati troppo presto, il 27 novembre del 2005, proprio il giorno in cui doveva presentare a Venzone, assieme al fedele amico e collega di sempre Giuliano Fabbro, L’innocenza dei ciclopi di Luigi Pozzi, primo capitolo di una trilogia cui stavano lavorando. Giuliano ha continuato il percorso curando la pubblicazione dello Zodiaco celeste e ora della Cerva Savorgnana.
Quest’ultima opera sarà presentata in forma di concerto oggi, alle 16.30, nel Duomo di Venzone (riaperto esattamente 25 anni fa) per la Setemane de culture furlane. La Cerva Savorgnana, edita come numero XLVIII-XLIX 2019-2020 del Bollettino degli Amici di Venzone, sarà proposta dagli Archi del Friuli e del Veneto con Laura Toffoli (soprano), Guido Freschi (violino), Massimo Malaroda (secondo violino), Oscar Pauletto (viola), Riccardo Toffoli (violoncello) e Giuliano Fabbro (basso continuo). Presentare qui la composizione del grande sacerdote, teologo, musicista e accademico venzonese (1613-1656) ha un doppio significato: far tornare a casa Pozzi attraverso la musica e dire ancora una volta grazie al professor della Torre per quanto ha saputo donare a Venzone, al Friuli, alla sua storia e ai suoi tanti artisti. Renato mai ha negato un aiuto o un consiglio, mai ha negato un dialogo propositivo e costruttivo a quanti frequentavano il Renateum (battezzò così, con umile e saggia autoironia, il suo studio udinese di viale Ungheria): oltre ai nomi citati all’inizio, mi vengono in mente Giulio Avon, Giovanni Zanetti, Renato Stroili, David Giovanni Leonardi, Sergio Zolli, Andrea Marchiol, Luigi De Cecco, Clara Tondo (che ha raccolto in un bel volume un’interessante serie di scritti di della Torre), Giovanni Marsilio e naturalmente Giuliano Fabbro, con la preziosa e insostituibile presenza di Pietro Dore.
Era un laboratorio di idee non solo musicali: si discuteva di filosofia, teologia, teatro, poesia e letteratura, di cucina, di folclore e… amicizia.
Oggi, tanto tempo dopo, quell’atmosfera mi manca molto. Ma l’abbiamo respirata insieme. È questo quello che conta, è questo il seme più bello che Renato della Torre ci ha lasciato


da Messaggero Veneto del 17 novembre 2017

Dagli archivi di Venezia rispunta lo Zodiaco Celeste
di Giacomina Pellizzari

Il lavoro fatto dagli “Amici di Venzone” va oltre il recupero del manoscritto conservato negli archivi della Fondazione Cini di Venezia. Ripubblicare, quasi quattro secoli dopo, lo “Zodiaco celeste” ha richiesto un’interpretazione profonda del sentire che, nel 1650, ispirò il sacerdote Luigi Pozzi, nato nella cittadella medievale nel 1613 e morto a Udine 43 anni dopo. Pozzi era un sacerdote, un dottore in teologia e un componente dell’Accademia degli sventati amante della musica. «Scrisse 12 brani religiosi su testo latino usando, come facevano i musicisti dell’epoca, un linguaggio essenziale».Brani che il musicista di San Vito di Fagagna, Giuliano Fabbro, allievo del musicologo Renato della Torre con il quale nel 2005 iniziò quest’avventura, ha trascritto in notazione moderna. È l’ennesimo contributo culturale che gli “Amici di Venzone” offrono al borgo storico, monumento nazionale dal 1965. Lo fanno con la stessa convinzione che nel post terremoto li spinse a battersi per conservare l’anima del luogo.L’associazione ha affidato a Fabbro il manoscritto dopo averlo acquistato dalla Fondazione Cini. Avendo già trascritto “L’innocenza dei ciclopi”, l’altra opera pubblicata da Pozzi (sono tre in totale), Fabbro si è immedesimato nel sacerdote e da giugno a novembre ha riportato, con dovizia di particolari, note e parole. Ha letto e riletto i 12 brani religiosi composti in latino per essere eseguiti nelle chiese. «Rispetto a “L’innocenza dei ciclopi” questo testo è più ricco e interessante: dal punto di vista armonico dimostra una certa cultura dei dettagli musicali». Fabbro ha fatto propria la linea melodica presa a riferimento, spesso improvvisando, dai musicisti del XVII secolo. «Allora c’era una certa libertà», spiega il musicista. Nel bollettino, invece, l’associazione riporta «lo spartito originale, trascritto in notazione moderna come richiedono i musicisti di oggi abituati a leggere tutte le partiture». Fabbro chiarisce il concetto perché – sono sempre le sue parole – «questo testo ha la linea melodica e i bassi originali con le note aggiuntive del basso continuo. È composto da tutta una parte strumentale che in passato era sottintesa, mentre oggi viene resa esplicita». Spiegati i dettagli, nel bollettino non manca la traduzione dei testi dei brani musicali. Non è stata trascurata neppure la dedica “all’illustrissimo signor Lodovico Vidmano, patrizio veneto, conte del Sacro Romano Impero, Ortemburg, Spitool, Libero Barone di San Paternion, Signore di Sumerech & c.”, scritta di proprio pugno da Pozzi. L’architetto Loris Sormani ha voluto saperne di più sulla casata dei patrizi veneti e sull’ambiente in cui si trovò a operare Pozzi e per riportare le notizie essenziali sulla famiglia Widmann che rendono il volume ancora più interessante, si è recato più volte in Austria e ha trascorso ore e ore negli archivi veneziani.Il bollettino dedicato al musicologo Della Torre, sarà presentato domani, alle 17,30, nella sala Patriarca Bertrando, a Venzone. Alle 18.45 seguirà il concerto integrale in duomo con il complesso d’archi del Friuli e del Veneto.Dopo 46 anni dalla fondazione, insomma, l’associazione continua «convintamente nel solco tracciato, tra entusiasmi e fatiche. Ben consapevole che il senso della memoria non può che essere quello di farsi progetto, sta già profondendo il proprio impegno per il bollettino del 2018 a uno studio dedicato, nel decennale della sua scomparsa, alla figura di Guido Clonfero, mente, anima e mani prestate alla rinascita di Venzone dalle sue rovine. Un progetto di memoria per il futuro appunto, per scongiurare il pericolo di una memoria commemorativa, troppo sovente celebrata per dimenticare», scrive la presidente Paola Fontanini, facendo notare che gli “Amici di Venzone” sono ancora privi di una sede.


da TOTTUS IN PARI di sabato 5 marzo 2016
CONCERTO DI MUSICA CLASSICA E DELLA TRADIZIONE SARDA: INIZIATIVA A UDINE CON IL CIRCOLO “MONTANARU”
di Paolo Cerno

È il quarto incontro musicale che il Circolo dei Sardi “Montanaru” di Udine organizza con il quartetto, composto d’archi, cembalo e pianoforte, del Friuli e del Veneto, magistralmente guidato dal violinista maestro Guido Freschi. Sono diventati così noti ed apprezzati dai Soci e dal variegato, allogeno, pubblico di simpatizzanti del circolo medesimo, che ormai si possono considerare di casa. […] I brani si susseguono incalzanti: sempre di Bach la Suite n03, aria vocale per violino e clavicembalo. Impeccabile il l° violino del maestro Freschi e prezioso il tocco al clavicembalo di Giuliano Fabbro. […] Il tema intimistico del Notturno op.9 n.2 con le sue 14 varianti di Chopin è uno dei più classici per pianoforte e il maestro Fabbro lo onora appieno meritandosi tutti gli applausi piovuti.


da INSTART web magazine di venerdì 27 novembre 2015
di Sir Joe 57
La chiesa di San Francesco di Cividale cornice del primo Concorso Nazionale di Composizione Corale “Renato della Torre”[…] Si entra quindi nel focus della serata con il Coro Filarmonico Città di Udine diretto dall’organizzatore del Concorso, Il Maestro Giuliano Fabbro, che esegue le composizioni dei primi classificati. Che si apre con una suggestiva Lei fu amore di Gabriele Saro, terzo classificato della categoria coro a voci miste, cui segue di Giardino d’infanzia, musicata da Marina Romani, seconda classificata della medesima categoria.
Chiudono l’esibizione del coro due composizioni per voci pari. La prima è Mi lascerei andare, seconda classificata di questa categoria, di Ferruccio Villa e Quel cor di Daniele Di Virgilio, terzo classificato di categoria. Che vince anche il primo premio di categoria coro a voci miste, con la suggestiva Dal Mar, che vede anche l’intervento delle voci di Martina Gorasso e Cristian Mungherli.
Tutti ottimamente eseguiti dal coro di Fabbro ben coadiuvato dalla precisione della brava pianista Sara Santorelli.
Si conclude così, dopo i ringraziamenti agli sponsor della manifestazione, a tutti gli artisti della serata da parte di Giuliano Fabbro, l’esecuzione, a mo’ di bis, della poesia Aghe di Elda Lenarduzzi Bulligan musicata dallo stesso Fabbro e i commossi applausi del pubblico, il ricordo dell’amico Renato della Torre.


da LA VITA CATTOLICA  di venerdì 15 luglio 2011

di Stefano Damiani

Carro di Tespi – Rigoletto di qualità
Applausi per il Rigoletto proposto dall’edizione 2011 del Carro di Tespi e che ha debuttato martedì 5 e giovedì 7 luglio al palasport Carnera di Udine (non in piazza Duomo a causa del maltempo) facendo registrare il tutto esaurito (2600 spettatori). Dopo la Traviata dello scorso anno, il progetto dell’opera all’aperto della Società Filarmonìa diretto da Alfredo Barchi è proseguito con il secondo titolo della «trilogia popolare» di Verdi in un allestimento di qualità e gradito ai pubblico. Come in passato, la scelta dei cantanti è stata efficace. Ottimo l’esordio (anche quanto a presenza scenica) del Coro della Società Filarmonia istruito da Giuliano Fabbro. […]

da IL GAZZETTINO di giovedì 7 luglio 2011

di Marco Maria Tosolini

Rigoletto convincente per le piazze
Ha debuttato a Udine l’opera lirica di Verdi Itinerante
UDINE – Al palasport Carnera per motivi metereologici, invece che in piazza Duomo, ha debuttato la produzione 2011 de “Il Carro di Tespi” con Rigoletto di Verdi, diretto da Alfredo Barchi alla guida dell’orchestra della Società Filarmonia – mentre il coro era istruito da Giuliano Fabbro -, con Ia regia di Giampaolo Zennaro. La produzione ha dimostrato di essere in grado di far dimenticare il sito di fortuna e di creare coinvolgimento per uno delle storie più toccanti e “sanguigne” di Verdi.
Barchi ha saputo condurre una struttura complessa alla guida di un’orchestra convincente e un coro notevole per cura e musicalità. […]

dal MESSAGGERO VENETO di domenica 20 dicembre 2009
Applausi a Cividale per La me anime e cjante di Giuliano Fabbro
di Sergio Zolli
CIVIDALE. Il concerto dell’Avvento in duomo ha visto l’altra sera la rappresentazione de La me anime e cjante, dedicato alla memoria del musicista, musicologo e giornalista Renato della Torre (…). Il concerto si apre con La Nunsiade, Missus in lingua friulana per soprano, coro maschile, coro di voci bianche e insieme strumentale composto da Giuliano Fabbro. Varie contaminazioni culturali percorrono questo lavoro profondamente intriso di una spiritualità che scava nelle profondità arcaiche della marilenghe, vestendola di un linguaggio musicale moderno, nel quale svariati influssi trovano nell’opera di Fabbro un’originale sintesi, capace di creare atmosfere di grande suggestione, grazie a un sapiente uso di timbri, ritmi e armonie. Sapienza compositiva ben assecondata dal gruppo strumentale e dai ragazzi di Artemìa, che sanno tradurre le intenzioni dell’autore con grande musicalità e bel suono. (…) La Visita della Madonna a Sant’Elisabetta, introduce il brano che dà il nome alla serata, La me anime e cjante di Giuliano Fabbro, un Magnificat in lingua friulana per soprano, coro maschile, coro di voci bianche e insieme strumentale, composizione di grande intensità che alterna a momenti di slancio espressivo ad altri di più intima sonorità, diretta con sorprendente abilità dallo stesso autore.
Il concerto si chiude con Diu al è cun no, che strappa con i suoi accenti di speranza e di trionfo della vita sulla morte calorosissimi applausi al pubblico cividalese.

da IL GAZZETTINO di domenica 20 dicembre 2009
di Daniela Bonitatibus
Calorosa accoglienza nel Duomo di Cividale per la prima assoluta de La me anime e cjante, Magnificat in marilenghe che potremo riascoltare que­sta sera nel Duomo di Palmano­va, con inizio alle 20,30. Oltre alla scrittura sensibile e consi­stente di Giuliano Fabbro, com­positore friulano dell’ultima ge­nerazione, il lavoro ha un impat­to immediato sull’ascoltatore grazie agli artisti impegnati nel progetto, primo fra tutti lo straordinario coro di voci bianche Artemia di Torviscosa, preparato da Denis Monte. L’opera fa il paio con la precedente creatura di Fabbro, quella Nunsiade già apprezzata cinque anni fa come primo encomiabile esempio di Missus in lingua friulana. A fare da trait d’union fra le due pagine, il brevissimo e apprezzato monologo di Giorgio Monte Visita a Santa Elisabetta. La cura del set di percussioni, i caldi registri dell’arpa, l’equilibrio della partitura strumentale e le voci del soprano Elisabetta Spinelli e del Coro virile Sot la Piargule di Percoto tratteggiano di modernità uno degli episodi più emblematici dell’Avvento. Per calarsi nell’atmosfera natalizia, fanno da contorno al programma piacevoli armonizzazioni di canti popolari delle Valli del Natisone, firmate dell’etnomusicologo Antonio Qualizza: Vegliate pastori, Ave Maria e Pastorale a Stregna.

dal MESSAGGERO VENETO di giovedì 3 settembre 2009
Bastiano e Bastiana
di Sergio Zolli
L’amore per il belcanto riesce sempre ad attrarre un gran numero di appassionati. E infatti l’altra sera, davanti a palazzo Morpurgo, per assistere all’operina mozartiana Bastiano e Bastiana c’era un’autentica ressa di gente a invocare un posto che, purtroppo, non c’era più, mentre nella corte molti erano seduti anche sugli scalini.Protagonista dell’evento – questo fa piacere dirlo – un cast tutto friulano che vedeva il soprano Selma Pasternak nelle vesti di Bastiana, il mezzosoprano Maria Francesca Gussetti in quelle di Bastiano, il baritono Flaviano Giordano in quelle di Colas, il pianista Giuliano Fabbro nel ruolo di maestro accompagnatore e alla regia, con alle scene e ai costumi Cristian Finoia. (….)  accanto all’impegnativo lavoro di accompagnamento pianistico svolto brillantemente dal pianista Giuliano Fabbro, si è potuta ammirare una Selma Pasternak che ha dominato il palcoscenico, da attrice nata e con una voce di bellissimo smalto e di grande espressività; un Flaviano Giordano di notevole vis comica e di ottima presenza vocale e una Gussetti perfetta nei duetti previsti dalle pagine mozartiane. La bravura degli interpreti, unitamente alla bellezza della musica di Mozart, suscitano l’entusiasmo del pubblico udinese, che tributa loro intensi applausi, ripagati con la riproposta del trio finale dell’opera.

dal MESSAGGERO VENETO di domenica 22 ottobre 2006
De Vitor e Fabbro vincono ad Assisi Il concorso di composizione gospel
di Nicola Cossar
Il gospel made in Friuli Venezia Giulia si afferma a livello, nazionale. Infatti, il branoGlory to the Lord di Massimo De Vitor e Giuliano Fabbro interpretato dal gruppo Soul Circus di Monfalcone, ha vinto il primo premio assoluto al concorso nazionale di composizione corale gospel inserito nel quarto Gospel connection (incontro e corso di perfezionamento per cori e maestri di Assisi-Santa Maria degli Angeli. L’iziativa è nata con l’intento di promuovere l’ideazione e la diffusione di un nuovo repertorio corale gospel e spiritual, ispirato al modello afro-americano ma secondo lo stile e il gusto musicale della tradizione e della cultura italiana.
ll coro gospel SoulCircus di Monfalcone ha voluto partecipare commissonando a Giuliano Fabbro la musica di Glory to the Lord su testo dello stesso direttore del gruppo Massimo DeVitor, musicista poliedrico da sempre votato allo studio e all’approfondimento del canto in
tutte le sue forme. Il SoulCircus, composto da giovani catanti provenienti da diverse esperienze musicali, accompagnato da MarcoVattovani alla batteria, Marco Seghene al Basso, Giuliano Fabbro al pianoforte e diretto da Massimo De Vitor ha interpretato magistralmente
Giory to the Lord, in modo tale da evidenziare tutte le inflessioni del testo (particolarmente apprezzato perla forte connotazione gospel) e della musica (di cui è stata evidenziata l’originalità della forma, del ritmo e delle soluzioni melodico-armoniche). Risultato: la giuria non ha avuto dubbi conferendo a Glory to the Lord il primo premio assoluto.

dal MESSAGGERO VENETO di Gorizia, domenica 19 aprile 2005
Carellata di autori contemporanei per la chiusura della stagione Agimus
di Elena Lipizer
Si è conclusa all’Auditorium di Gorizia la Stagione concertistica 2005, indetta dall’Agimus con una matinée veramente interessante, comprendente una carrellata di pagine di autori del ‘900. Protagonisti Evaristo Casonato (oboe e corno inglese) e Giuliano Fabbro (pianoforte). Ad aprire il programma la “nostra gloria cittadina”, la compositrice Cecilia Seghizzi, che nella Sonata per oboe e pianoforte ha riconfermato l’originalità dei suoi scritti, dove spunti tecnici si alternano a ispirati incisi lirici, sulla base di una solida costruzione armonica. Calorosamente applaudita l’esecuzione offerta dal duo. Quindi la Rhapsody in blue di G. Gershwin ha messo in luce le belle doti virtuosistiche del pianista Fabbro, che ha affrontato con grande sicurezza le ostiche difficoltà: ottave ascendenti e discendenti, doppie terze, glissandi, arpeggi eccetera, non tralasciando le determinanti sfumature chiaroscurali. Lo stesso pianista si è proposto anche come compositore de L’aurato spelio, un momento melodico per oboe e pianoforte, in cui i due strumenti hanno dialogato armoniosamente […]. Tantissimi applausi per la “lineare” Sonata n.1 di N. Rakov, che ha permesso di apprezzare il perfetto amalgama del duo, ma anche il chiarissimo suono dell’oboe e il prezioso tocco del pianista.

dal BOLLETTINO DI CASTELMONTE, aprile 2005.
La Nunsiade
di Alberto Picotti
«Il tempo d’Avvento del 2004 ha goduto in Friuli una conclusione eccezionale. Il fatto si riferisce alla prima presentazione di un nuovo Missus con tre esecuzioni in altrettante chiese della Diocesi di Udine. L’eccezionalità è presto detta e si può riassumere in due punti: il testo del Missus per la prima volta in lingua friulana e il successo ottenuto che trova perfettamente appropriata la definizione “trionfale” (….) a giustificare la definizione “trionfale” sta proprio la spontanea, fragorosa esplosione dei battimani da parte di un pubblico scattato in piedi, come un sol uomo, dopo l’ultima nota conclusiva del concerto. Un’emozione da serrare la gola. Non abbiamo cronometrato quegli applausi, ma pensiamo che si possa parlare di un quarto d’ora o poco giù di lì: era l’espressione di entusiasmo, di compiacimento, di gratitudine ai generosi sessanta esecutori di quest’opera e, particolarmente, all’autore del testo musicale che ha pure diretto i complessi corali ed orchestrali. (…) Arriviamo così, all’alba del terzo millennio, con un nuovo originalissimo Missus: La Nunsiade, appunto, di Giuliano Fabbro che rinnova e perpetua splendidamente, in chiave moderna, una preziosa tradizione profondamente radicata nello spirito religioso del nostro popolo.» Alberto Picotti, Testimonianze friulane.

dal MESSAGGERO VENETO di lunedì 23 ottobre 2003
Il duo Fabbro Musto a San Daniele
di Renato della Torre
si è esibito con successo nell’Auditorium annesso alla chiesa della Fratta in presenza di un folto pubblico proponendo un programma di musica contemporanea. Tra gli astanti i compositori. Il concerto si è aperto con la Strofa III b per corno inglese e pianoforte di Valter Sivilotti (2001) in prima esecuzione assoluta, lavoro originariamente composto per voce e pianoforte di impianto tonale estremamente cromatico e di forma strofica. Gli strumenti, dialogando, ne hanno
ricostruito l’ordito facendone risaltare la melodia struggente e la trama poliritmica. Di Andrea Toffolini è stato poi interpretato, in prima assoluta, Camminando su un frattale… per oboe e pianoforte(2003) con interessanti soluzioni spaziali e stereofoniche. Un’altra prima con i Sette pezzi brevi per pianoforte (1996) del jazzista Bruno Cesselli, idilli che sintetizzano un linguaggio ricco di nuove consonanze e che Giuliano Fabbro ha colto in tutta la freschezza. Quindi, di
Daniele Zanettovich, si sono apprezzati i Tre movimenti per oboe e pianofortenei tempi Allegro alla marcia, Berceuse e Tempo di fox trot, contraddistinti da efficaci accostamenti ritmici e sovrapposizioni tonali. Coinvolgente la successiva proposta con la recentissima Danza Rotonda per corno inglese e pianoforte in prima esecuzione assoluta di Bruno Cesselli, un lavoro in due parti, l’una, una canzone segnata da una suadente melodia che Elena Musto ha reso con grande sensibilità sostenuta dalle accattivanti armonie pianistiche di Giuliano Fabbro, l’altra, la conclusiva, una vivace danza di cui è stato colto il carattere brillante e capriccioso. Di Olinto Contardo, Giuliano Fabbro ha interpretato, calandosi nello spirito dello spartito, la romantica Sera d’inverno per pianoforte (1968) che esprime con un linguaggio tradizionale arricchito da momenti modali e politonali, un sentimento di malinconica attesa. La serata è stata suggellata dal trascinante momento melodico L’aurato spelio per oboe e pianoforte composto da Giuliano Fabbro in un linguaggio eclettico e piacevole ispiratogli dal testo di un lavoro teatrale del Seicento friulano L’Innocenza dei Ciclopi, caratterizzato da una forma governata dalla sezione aurea. Calorosissimi i consensi.

 dal MESSAGGERO VENETO di domenica 6 ottobre 2002
Rare pagine friulane con Musto e Fabbro
di David Giovanni Leonardi

FAGAGNA – L’oboista Elena Musto e il pianista Giuliano Fabbro hanno concluso nella sala Vittoria il loro affascinante viaggio nella produzione pianistica e per duo di autori friulani con un lungo concerto, inserito nel cartellone Musica e canto in Friuli dal Medio Evo all’oggi. Grazie alle doti individuali, alla ferrea preparazione, conseguita grazie alla continuativa frequentazione artistica, Elena Musto e Giuliano Fabbro hanno potuto affrontare con vigorosa intenzione interpretativa le due più importanti pagine composte per oboe e pianoforte dai nostri autori del Novecento, la Sonata in tre tempi composta da Cecilia Seghizzi Campolieti nel 1963 e la più recente Sonatina di Albino Perosa. Pagina di essenziale, quasi di hindemithiana vivacità la prima, pensata per l’indimenticato musicista goriziano Elio Corolli […]. Scelte tra le migliori creazioni pianistiche di Piero Pezzè, Sonatina resiana e Lusignutis,[…]. Il pianismo di Giuliano Fabbro ha rivelato coerenti concezioni interpretative, dinamica robusta e avvolgente, timbro vigoroso e asciutto […].
David Giovanni Leonardi.


dal MESSAGGERO VENETO di lunedì 17 giugno 2002

Il concerto a Chiusaforte della coppia Elena Musto-Giuliano Fabbro
PAGINE FRIULANE PER OBOE E PIANO
di Lucio Raimondi

CHIUSAFORTE – Un vivo successo ha ottenuto il concerto del Duo formato da Elena Musto, oboe, e Giuliano Fabbro, pianoforte, che si è esibito nella chiesa di Sant’Antonio a Casasola, gremita di un pubblico entusiasta e partecipe, tredicesimo appuntamento della rassegna «Musica e Canto in Friuli dal Medio Evo all’Oggi» per la direzione artistica di Renato della Torre promossa dall’Amministrazione provinciale di Udine. In apertura è stata interpretata, con eccellente intesa e raffinata cura dei colori, Oasi di Malinconia di Vittorio Fael, violinista, compositore, didatta e musicologo veneziano che fu protagonista attivo della vita musicale della Udine del Novecento e indirizzò al concertismo validissimi allievi. In questo coinvolgente lavoro per oboe e pianoforte, evocante delicate sonorità lagunari e comprendente due distese arie “senza parole”, Canto nostalgico e Berceuse triste, Elena Musto e Giuliano Fabbro si sono distinti entrambi per una tecnica ottimamente piegata alle istanze espressive, l’oboista creando un suono sempre caldo ed ottimamente intonato ed il pianoforte risultando terso ed impeccabile nel fornirle un opportuno sostegno accordale. Giuliano Fabbro ha quindi offerto una trascinante lettura sia sul piano della scelta dei tempi che quanto a dinamiche delleSei danze resiane di Piero Pezzè, compositore e didatta udinese che fu figura centrale del Novecento friulano. Il pianista si è perfettamente calato nello spirito di questi pezzi caratteristici contraddistinti da melodie replicate, staccati ossessivi e martellati, armonie atonali particolarmente aspre, cambi improvvisi di ritmo e di colore dove la danza popolare si stilizza ed i temi, raccolti all’inizio del secolo XIX dalla ricercatrice russa Ella de Schoutz Adajewsky, vengono riplasmati con fine senso etnofonico. […] Al pianoforte, Giuliano Fabbro è stato quanto mai agguerrito ed accurato nel fraseggio e nei colori esaltando il dettato melico. Di seguito il pianista ha brillantemente eseguito, in prima esecuzione assoluta, un brano soffuso d’una aura elegiaca e nostalgica, Sera d’inverno, ideato da uno tra i più noti ed apprezzati compositori friulani dell’Oggi, Olinto Contardo, presente nell’aula. In chiusura il Duo si è congedato dai presenti con Tre movimenti per oboe e pianoforte, Allegro alla marcia, Berceuse, Tempo di fox trot (1970), del maestro contemporaneo Daniele Zanettovich. Anche in questi scorrevoli brani di piacevole quanto impegnativo stile idiomatico, Elena Musto ha tratto dal suo strumento un suono incisivo e ben sfaccettato nell’agogica e nei colori, brillantemente supportata al piano, con ottimo periodare, da Giuliano Fabbro.


da LA VOCE DEL POPOLO di sabato 24 marzo 2001

di Patrizia Venucci Merdžo
COMUNITA’ DEGLI ITALIANI DI FIUME: UN TUFFO NELL’OPERETTA
Le frizzanti melodie contro il male di viivere

FIUME- Sono accorsi in tantissimi l’altra sera nella Sala delle Feste della Comunità degli Italiani di Fiume, all’appuntamento con l’operetta, per un tuffo in questo mondo magico e dorato; giusto per esorcizzare il grigiore ed il tran-tran quotidiani con una boccata di melodie amene e sentimentali, e spensierate. Protagonisti della serata i giovani cantanti friulani, il soprano Elena Pontini, il tenore Massimo Devitor ed il pianista Giuliano Fabbro che hanno simpaticamente intrattenuto il pubblico con una sfilza di celebri arie d’operetta. (Arie da “Al cavallino bianco” di Benatzky e Stolz, “Frasquita” e “La vedova allegra” di Lehar, “No, no Nanette” di Yomans, “Cincilà” di Lombardo e Ranzato, “La duchessa del bal tabarin” di Bard, da “Il paese del sorriso” e “Vittoria e il suo Ussaro”).
[…] Contrariamente a quanto sipotrebbe forse pensare, fare Operetta non è atto facile. Tutta questa leggerezza, charme, buon umore ecc, sono frutto di un industrioso e duro lavoro cherichiede una notevolissima versatilità espressiva e tecnica (cantare, recitare, ballare, mimare ecc.) da parte degli interpreti. L’alto gradimento per la piacevole serata è stata espressa alla fine dal pubblico con prolungati applausi e lo scandire del ritornello offerto come bis. Un giusto premio per i simpatici e
convincenti interpreti che hanno dato prova di essere “dentro” lo spirito dell’operetta, dal momento che hanno esternato tutta una sere di atteggiamento ed umori consoni ai singoli brani ruscendo a creare quel certo clima che conquista. Ottimo il pianista Giuliano Fabbro il quale con molto slancio e piglio musicale “charmoso” ha sorretto e determinato in buona parte l’atmosfera della piacevolissima serata.


da LA COLOMBA periodico della Comunità degli Italiani “Dante Alighieri” di Isola d’Istria

SULLE ALI DEL BEL CANTO
Concerto dell’Associazione Musicale “SERENADE ENSEMBLE” di Muggia

di Dario Scher
Venerdì 21 aprile 2000, la CI “Dante Alighieri” di Isola ha organizzato un Concerto di musica operistica e operettistica che ha soddisfatto appieno l’attento pubblico che, con la massima diligenza, ha seguito le varie esecuzioni. Questo spettacolo vocale di grande effetto – svoltosi nella classica cornice della Sala concerti della locale Scuola di Musica – ha aperto la serie di manifestazioni, con le quali la “Dante Alighieri” intende ricordare degnamente, nel corso di quest’anno, l’illustre concittadino, grande pedagogo e umanista ANTONIO PESARO, nel 250.esimo della sua nascita. È stata l’Associazione Musicale “Serenade Ensemble” di Muggia, già ospite di questa Comunità degli Italiani, ad offrire il concerto dall’indovinato titolo “Sulle ali del bel canto”. Protagonisti eccellenti, il soprano Elena Pontini, il tenore Massimo Devitor e il pianista Giuliano Fabbro. (…) Ai due cantanti e al valido pianista Giuliano Fabbro, che ha accompagnato con vera maestria tutte le esecuzioni, sono stati tributati calorosi battimani che si sono tradotti in un’ovazione interminabile con “Tace il labbro” della popolare VEDOVA ALLEGRA dell’ungherese Franz Lehar che concludeva il Concerto. Il duetto ha imposto al brano tanta naturalezza, vivacità e spirito scintillante da dover concedere il bis. Vivissimi i consensi pure per il noto e validissimo pianista Giuliano Fabbro.

dal MESSAGGERO VENETO di martedì 24 agosto 1999

Quelle tavolozze musicali firmate da Antonio Smareglia
di Lucio Raimondi
GRADO – Il grande musicista istriano Antonio Smareglia è stato ricordato, nel settantesimo anniversario della scomparsa. in una serata che ne ha compreso significative pagine sinfoniche, operistiche, liriche da camera e sacre. […] Il Serenade Ensemble, protagonista del concerto, ha presentato un vasto e difficile repertorio, richiedente a chi canta tecnica di prim’ordine, tenuta di fiato e abilità nel piegare le risorse dinamiche alle istanze di uno stile dotto ed eclettico all’incrocio tra Otto e Novecento e tra le diverse culture, italiana, germanica e slava. Di scena il tenore Ennio Brumatti, partecipe ed entusiasta. il soprano Elena Pontini, sensibile e di ottime qualità vocali, dotata di una musicalità suadente e Giuliano Fabbro bravissimo pianista e anche fine concertatore di lavori strumentali da lui dipanati con grande maestria, vivo senso timbrico, ottima cura agogica e raffinato gusto dinamico. In apertura, il pianista ha reso con efficace senso sinfonico il preludio ali’ atto Il da «Pittori fiamminghi». […] Giuliano Fabbro ha poi eseguito una sognante «Barcarola» e l’ouverture da « Oceàna», ritessendone al pianoforte le atmosfere equoree con talento e fantasia interpretativa. […]

da IL GAZZETTINO di lunedì 18 agosto 1997
di Franco Calabretto
Viaggio nel Musical

Udine d’Estate anche “musical”, ossia quel filone del ’900 musicale, in bilico tra genere colto, jazz e canzonetta, che ha saputo tenere uno stretto legame col pubblico quando invece il filone colto, quello che dalla seconda Scuola di Vienna porta a Darmstadt, per intenderci, progressivamente lo
perdeva. E un repertorio che piace sempre, specie d’estate, magari sotto le stelle, come è avvenuto nella elegante corte di Palazzo Morpurgo, specie se è confezionato in maniera professionale ed attendibile, come è avvenuto nell’allestimento curato da Fabiana Noro. La quale, alla guida di un coro semi professionale di sedici persone, ha presentato due suite da altrettante opere (le possiamo oramai chiamare cosi, perché entrate di diritto nei cartelloni teatrali europei) di Gershwin e Bernstein:Porgy and Bess e West Side Story. Un ensemble curatissimo, sia nell’impasto delle voci e dei settori, sia nella pronuncia e sia nello stile, cioè con un tasso di “swing”, diciamo così, certamente ragguardevole, grazie anche ad arrangiamenti decisamente calzanti. […] La parte strumentale era affidata al giovane pianista Giuliano Fabbro; molto incisivo e stimolante il suo apporto, fatto di buon gusto e di solidità tecnica,brio ed adesione totale ad uno stile che, evidentemente, gli si confà. Completavano il programma tre brani sciolti, due di Lloyd Webber, “Memory” (come non pensare e Barbra Streisand) e “Don’t cry for me Argentina”reso celebre dal film con Madonna, ed un finale, scoppiettante ed entusiasmante, “New York, New York” di Kender, che il folto e divertito pubblico sottolineava, scandendo il ritmo col battito delle mani.