da Messaggero Veneto del 28 novembre 2021
Va a Giuliano Fabbro il premio “Composizione” dedicato a padre Turoldo
Il noto musicista e compositore Giuliano Fabbro, di San Vito di Fagagna, ha trionfato nella seconda edizione del Concorso Internazionale di composizione corale su testi di David Maria Turoldo, organizzato dal Centro studio omonimo. Per questa edizione sono pervenute alla segreteria ben 46 composizioni (a fronte delle 43 del 2020), segno che le parole di p. David continuano a muovere i cuori e a stimolare la creatività di molti compositori, soprattutto in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo. Giovani e maestri già affermati hanno inviato i loro elaborati da ogni parte d’Italia (dalla Lombardia alla Puglia, dalla Sicilia al Friuli passando per Lazio, Umbria, Emilia, Veneto, Trentino, Friuli…) e perfino dalla Polonia è arrivata una composizione. Grande è stata la soddisfazione da parte del Centro Studi, del segretario m° Daniele Parussini, e di tutta la commissione presieduta dal m° Carlo Pedini (Docente di Armonia e Analisi presso il Conservatorio “F. Morlacchi” di Perugia, già Presidente della Fondazione Guido d’Arezzo e direttore artistico del Festival “Cantico di Assisi” e della “Sagra Musicale Umbra”). Il notevole risultato è frutto anche della collaborazione con la Fondazione PordenoneLegge.it, i Conservatori di musica “Frescobaldi” di Ferrara e “Maderna” di Cesena, l’Arcidiocesi di Udine, Il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, la Provincia Veneta dei Servi di Maria, il Comune di Sedegliano, l’Associazione Armonie di Sedegliano e il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia).
La commissione giudicatrice, formata da musicisti di chiara fama, ha ritenuto di assegnare il premio per la categoria “Composizione per coro di voci bianche e strumenti” a Giuliano Fabbro (Udine) che è risultato vincitore con la composizione contrassegnata dal motto See the good, mentre sono stati segnalati i brani di Andrea Chini (Udine) e di Corrado Margutti (Torino). Per la categoria “Coro a cappella” è risultato vincitore Roberto Brandolisio (Maniago-Pn) ed è stata segnalata la composizione di Claudio Ferrara (Roma). Per la categoria “Brano liturgico” è risultata vincitrice la composizione di Antonio Rotolo (Montemaggiore Belsito-Pa) e sono state segnalate le composizioni di Mauro Visconti (Bagheria-Pa) e di Salvatore Vivona (San Giuseppe Jato-Pa).
Quella ricca atmosfera che si respirava con Renato della Torre di Nicola Cossar
«Vi siano musica e canto davanti a te, getta alle spalle tutte le pene e volgi l’animo alla gioia». Mi torna spesso alla mente il Canto dell’arpista egizio quando penso ai tanti incontri musicali che hanno segnato la mia vita, quando penso a chi è andato a suonare altrove fin troppo presto, ma mai dimenticato. Ricordare fa male, eppure la memoria è un dovere, una necessità: non un rifugio, bensì una preziosa e irrinunciabile occasione per seminare altre stagioni feconde come quelle che abbiamo la fortuna di aver vissuto e condiviso.
Volti sorridenti, amici, si affacciano nelle notti insonni di quest’anno devastante. Eccoli lì i Canciani, i Liani, i Pressacco, i Cecere, i Sofianopulo, i Bruno Rossi. Eccolo lì, con il suo sorridente abbraccio, il coagulante di tutto: Renato della Torre. Musicista e musicologo, amatissimo insegnante (al Conservatorio di Udine), storico, scrittore, giornalista e critico (sul Messaggero Veneto) di migliaia di concerti, il caro René ci ha lasciati troppo presto, il 27 novembre del 2005, proprio il giorno in cui doveva presentare a Venzone, assieme al fedele amico e collega di sempre Giuliano Fabbro, L’innocenza dei ciclopi di Luigi Pozzi, primo capitolo di una trilogia cui stavano lavorando. Giuliano ha continuato il percorso curando la pubblicazione dello Zodiaco celeste e ora della Cerva Savorgnana.
Quest’ultima opera sarà presentata in forma di concerto oggi, alle 16.30, nel Duomo di Venzone (riaperto esattamente 25 anni fa) per la Setemane de culture furlane. La Cerva Savorgnana, edita come numero XLVIII-XLIX 2019-2020 del Bollettino degli Amici di Venzone, sarà proposta dagli Archi del Friuli e del Veneto con Laura Toffoli (soprano), Guido Freschi (violino), Massimo Malaroda (secondo violino), Oscar Pauletto (viola), Riccardo Toffoli (violoncello) e Giuliano Fabbro (basso continuo). Presentare qui la composizione del grande sacerdote, teologo, musicista e accademico venzonese (1613-1656) ha un doppio significato: far tornare a casa Pozzi attraverso la musica e dire ancora una volta grazie al professor della Torre per quanto ha saputo donare a Venzone, al Friuli, alla sua storia e ai suoi tanti artisti. Renato mai ha negato un aiuto o un consiglio, mai ha negato un dialogo propositivo e costruttivo a quanti frequentavano il Renateum (battezzò così, con umile e saggia autoironia, il suo studio udinese di viale Ungheria): oltre ai nomi citati all’inizio, mi vengono in mente Giulio Avon, Giovanni Zanetti, Renato Stroili, David Giovanni Leonardi, Sergio Zolli, Andrea Marchiol, Luigi De Cecco, Clara Tondo (che ha raccolto in un bel volume un’interessante serie di scritti di della Torre), Giovanni Marsilio e naturalmente Giuliano Fabbro, con la preziosa e insostituibile presenza di Pietro Dore.
Era un laboratorio di idee non solo musicali: si discuteva di filosofia, teologia, teatro, poesia e letteratura, di cucina, di folclore e… amicizia.
Oggi, tanto tempo dopo, quell’atmosfera mi manca molto. Ma l’abbiamo respirata insieme. È questo quello che conta, è questo il seme più bello che Renato della Torre ci ha lasciato
da Messaggero Veneto del 17 novembre 2017
Dagli archivi di Venezia rispunta lo Zodiaco Celeste
di Giacomina Pellizzari
Il lavoro fatto dagli “Amici di Venzone” va oltre il recupero del manoscritto conservato negli archivi della Fondazione Cini di Venezia. Ripubblicare, quasi quattro secoli dopo, lo “Zodiaco celeste” ha richiesto un’interpretazione profonda del sentire che, nel 1650, ispirò il sacerdote Luigi Pozzi, nato nella cittadella medievale nel 1613 e morto a Udine 43 anni dopo. Pozzi era un sacerdote, un dottore in teologia e un componente dell’Accademia degli sventati amante della musica. «Scrisse 12 brani religiosi su testo latino usando, come facevano i musicisti dell’epoca, un linguaggio essenziale».Brani che il musicista di San Vito di Fagagna, Giuliano Fabbro, allievo del musicologo Renato della Torre con il quale nel 2005 iniziò quest’avventura, ha trascritto in notazione moderna. È l’ennesimo contributo culturale che gli “Amici di Venzone” offrono al borgo storico, monumento nazionale dal 1965. Lo fanno con la stessa convinzione che nel post terremoto li spinse a battersi per conservare l’anima del luogo.L’associazione ha affidato a Fabbro il manoscritto dopo averlo acquistato dalla Fondazione Cini. Avendo già trascritto “L’innocenza dei ciclopi”, l’altra opera pubblicata da Pozzi (sono tre in totale), Fabbro si è immedesimato nel sacerdote e da giugno a novembre ha riportato, con dovizia di particolari, note e parole. Ha letto e riletto i 12 brani religiosi composti in latino per essere eseguiti nelle chiese. «Rispetto a “L’innocenza dei ciclopi” questo testo è più ricco e interessante: dal punto di vista armonico dimostra una certa cultura dei dettagli musicali». Fabbro ha fatto propria la linea melodica presa a riferimento, spesso improvvisando, dai musicisti del XVII secolo. «Allora c’era una certa libertà», spiega il musicista. Nel bollettino, invece, l’associazione riporta «lo spartito originale, trascritto in notazione moderna come richiedono i musicisti di oggi abituati a leggere tutte le partiture». Fabbro chiarisce il concetto perché – sono sempre le sue parole – «questo testo ha la linea melodica e i bassi originali con le note aggiuntive del basso continuo. È composto da tutta una parte strumentale che in passato era sottintesa, mentre oggi viene resa esplicita». Spiegati i dettagli, nel bollettino non manca la traduzione dei testi dei brani musicali. Non è stata trascurata neppure la dedica “all’illustrissimo signor Lodovico Vidmano, patrizio veneto, conte del Sacro Romano Impero, Ortemburg, Spitool, Libero Barone di San Paternion, Signore di Sumerech & c.”, scritta di proprio pugno da Pozzi. L’architetto Loris Sormani ha voluto saperne di più sulla casata dei patrizi veneti e sull’ambiente in cui si trovò a operare Pozzi e per riportare le notizie essenziali sulla famiglia Widmann che rendono il volume ancora più interessante, si è recato più volte in Austria e ha trascorso ore e ore negli archivi veneziani.Il bollettino dedicato al musicologo Della Torre, sarà presentato domani, alle 17,30, nella sala Patriarca Bertrando, a Venzone. Alle 18.45 seguirà il concerto integrale in duomo con il complesso d’archi del Friuli e del Veneto.Dopo 46 anni dalla fondazione, insomma, l’associazione continua «convintamente nel solco tracciato, tra entusiasmi e fatiche. Ben consapevole che il senso della memoria non può che essere quello di farsi progetto, sta già profondendo il proprio impegno per il bollettino del 2018 a uno studio dedicato, nel decennale della sua scomparsa, alla figura di Guido Clonfero, mente, anima e mani prestate alla rinascita di Venzone dalle sue rovine. Un progetto di memoria per il futuro appunto, per scongiurare il pericolo di una memoria commemorativa, troppo sovente celebrata per dimenticare», scrive la presidente Paola Fontanini, facendo notare che gli “Amici di Venzone” sono ancora privi di una sede.
da TOTTUS IN PARI di sabato 5 marzo 2016
CONCERTO DI MUSICA CLASSICA E DELLA TRADIZIONE SARDA: INIZIATIVA A UDINE CON IL CIRCOLO “MONTANARU”
di Paolo Cerno
È il quarto incontro musicale che il Circolo dei Sardi “Montanaru” di Udine organizza con il quartetto, composto d’archi, cembalo e pianoforte, del Friuli e del Veneto, magistralmente guidato dal violinista maestro Guido Freschi. Sono diventati così noti ed apprezzati dai Soci e dal variegato, allogeno, pubblico di simpatizzanti del circolo medesimo, che ormai si possono considerare di casa. […] I brani si susseguono incalzanti: sempre di Bach la Suite n03, aria vocale per violino e clavicembalo. Impeccabile il l° violino del maestro Freschi e prezioso il tocco al clavicembalo di Giuliano Fabbro. […] Il tema intimistico del Notturno op.9 n.2 con le sue 14 varianti di Chopin è uno dei più classici per pianoforte e il maestro Fabbro lo onora appieno meritandosi tutti gli applausi piovuti.
di Sir Joe 57
Chiudono l’esibizione del coro due composizioni per voci pari. La prima è Mi lascerei andare, seconda classificata di questa categoria, di Ferruccio Villa e Quel cor di Daniele Di Virgilio, terzo classificato di categoria. Che vince anche il primo premio di categoria coro a voci miste, con la suggestiva Dal Mar, che vede anche l’intervento delle voci di Martina Gorasso e Cristian Mungherli.
Tutti ottimamente eseguiti dal coro di Fabbro ben coadiuvato dalla precisione della brava pianista Sara Santorelli.
Si conclude così, dopo i ringraziamenti agli sponsor della manifestazione, a tutti gli artisti della serata da parte di Giuliano Fabbro, l’esecuzione, a mo’ di bis, della poesia Aghe di Elda Lenarduzzi Bulligan musicata dallo stesso Fabbro e i commossi applausi del pubblico, il ricordo dell’amico Renato della Torre.
di Stefano Damiani
di Marco Maria Tosolini
Barchi ha saputo condurre una struttura complessa alla guida di un’orchestra convincente e un coro notevole per cura e musicalità. […]
FAGAGNA – L’oboista Elena Musto e il pianista Giuliano Fabbro hanno concluso nella sala Vittoria il loro affascinante viaggio nella produzione pianistica e per duo di autori friulani con un lungo concerto, inserito nel cartellone Musica e canto in Friuli dal Medio Evo all’oggi. Grazie alle doti individuali, alla ferrea preparazione, conseguita grazie alla continuativa frequentazione artistica, Elena Musto e Giuliano Fabbro hanno potuto affrontare con vigorosa intenzione interpretativa le due più importanti pagine composte per oboe e pianoforte dai nostri autori del Novecento, la Sonata in tre tempi composta da Cecilia Seghizzi Campolieti nel 1963 e la più recente Sonatina di Albino Perosa. Pagina di essenziale, quasi di hindemithiana vivacità la prima, pensata per l’indimenticato musicista goriziano Elio Corolli […]. Scelte tra le migliori creazioni pianistiche di Piero Pezzè, Sonatina resiana e Lusignutis,[…]. Il pianismo di Giuliano Fabbro ha rivelato coerenti concezioni interpretative, dinamica robusta e avvolgente, timbro vigoroso e asciutto […].
David Giovanni Leonardi.
dal MESSAGGERO VENETO di lunedì 17 giugno 2002
CHIUSAFORTE – Un vivo successo ha ottenuto il concerto del Duo formato da Elena Musto, oboe, e Giuliano Fabbro, pianoforte, che si è esibito nella chiesa di Sant’Antonio a Casasola, gremita di un pubblico entusiasta e partecipe, tredicesimo appuntamento della rassegna «Musica e Canto in Friuli dal Medio Evo all’Oggi» per la direzione artistica di Renato della Torre promossa dall’Amministrazione provinciale di Udine. In apertura è stata interpretata, con eccellente intesa e raffinata cura dei colori, Oasi di Malinconia di Vittorio Fael, violinista, compositore, didatta e musicologo veneziano che fu protagonista attivo della vita musicale della Udine del Novecento e indirizzò al concertismo validissimi allievi. In questo coinvolgente lavoro per oboe e pianoforte, evocante delicate sonorità lagunari e comprendente due distese arie “senza parole”, Canto nostalgico e Berceuse triste, Elena Musto e Giuliano Fabbro si sono distinti entrambi per una tecnica ottimamente piegata alle istanze espressive, l’oboista creando un suono sempre caldo ed ottimamente intonato ed il pianoforte risultando terso ed impeccabile nel fornirle un opportuno sostegno accordale. Giuliano Fabbro ha quindi offerto una trascinante lettura sia sul piano della scelta dei tempi che quanto a dinamiche delleSei danze resiane di Piero Pezzè, compositore e didatta udinese che fu figura centrale del Novecento friulano. Il pianista si è perfettamente calato nello spirito di questi pezzi caratteristici contraddistinti da melodie replicate, staccati ossessivi e martellati, armonie atonali particolarmente aspre, cambi improvvisi di ritmo e di colore dove la danza popolare si stilizza ed i temi, raccolti all’inizio del secolo XIX dalla ricercatrice russa Ella de Schoutz Adajewsky, vengono riplasmati con fine senso etnofonico. […] Al pianoforte, Giuliano Fabbro è stato quanto mai agguerrito ed accurato nel fraseggio e nei colori esaltando il dettato melico. Di seguito il pianista ha brillantemente eseguito, in prima esecuzione assoluta, un brano soffuso d’una aura elegiaca e nostalgica, Sera d’inverno, ideato da uno tra i più noti ed apprezzati compositori friulani dell’Oggi, Olinto Contardo, presente nell’aula. In chiusura il Duo si è congedato dai presenti con Tre movimenti per oboe e pianoforte, Allegro alla marcia, Berceuse, Tempo di fox trot (1970), del maestro contemporaneo Daniele Zanettovich. Anche in questi scorrevoli brani di piacevole quanto impegnativo stile idiomatico, Elena Musto ha tratto dal suo strumento un suono incisivo e ben sfaccettato nell’agogica e nei colori, brillantemente supportata al piano, con ottimo periodare, da Giuliano Fabbro.
da LA VOCE DEL POPOLO di sabato 24 marzo 2001
FIUME- Sono accorsi in tantissimi l’altra sera nella Sala delle Feste della Comunità degli Italiani di Fiume, all’appuntamento con l’operetta, per un tuffo in questo mondo magico e dorato; giusto per esorcizzare il grigiore ed il tran-tran quotidiani con una boccata di melodie amene e sentimentali, e spensierate. Protagonisti della serata i giovani cantanti friulani, il soprano Elena Pontini, il tenore Massimo Devitor ed il pianista Giuliano Fabbro che hanno simpaticamente intrattenuto il pubblico con una sfilza di celebri arie d’operetta. (Arie da “Al cavallino bianco” di Benatzky e Stolz, “Frasquita” e “La vedova allegra” di Lehar, “No, no Nanette” di Yomans, “Cincilà” di Lombardo e Ranzato, “La duchessa del bal tabarin” di Bard, da “Il paese del sorriso” e “Vittoria e il suo Ussaro”).
[…] Contrariamente a quanto sipotrebbe forse pensare, fare Operetta non è atto facile. Tutta questa leggerezza, charme, buon umore ecc, sono frutto di un industrioso e duro lavoro cherichiede una notevolissima versatilità espressiva e tecnica (cantare, recitare, ballare, mimare ecc.) da parte degli interpreti. L’alto gradimento per la piacevole serata è stata espressa alla fine dal pubblico con prolungati applausi e lo scandire del ritornello offerto come bis. Un giusto premio per i simpatici e
convincenti interpreti che hanno dato prova di essere “dentro” lo spirito dell’operetta, dal momento che hanno esternato tutta una sere di atteggiamento ed umori consoni ai singoli brani ruscendo a creare quel certo clima che conquista. Ottimo il pianista Giuliano Fabbro il quale con molto slancio e piglio musicale “charmoso” ha sorretto e determinato in buona parte l’atmosfera della piacevolissima serata.
da LA COLOMBA periodico della Comunità degli Italiani “Dante Alighieri” di Isola d’Istria
SULLE ALI DEL BEL CANTO
Concerto dell’Associazione Musicale “SERENADE ENSEMBLE” di Muggia
dal MESSAGGERO VENETO di martedì 24 agosto 1999
Udine d’Estate anche “musical”, ossia quel filone del ’900 musicale, in bilico tra genere colto, jazz e canzonetta, che ha saputo tenere uno stretto legame col pubblico quando invece il filone colto, quello che dalla seconda Scuola di Vienna porta a Darmstadt, per intenderci, progressivamente lo
perdeva. E un repertorio che piace sempre, specie d’estate, magari sotto le stelle, come è avvenuto nella elegante corte di Palazzo Morpurgo, specie se è confezionato in maniera professionale ed attendibile, come è avvenuto nell’allestimento curato da Fabiana Noro. La quale, alla guida di un coro semi professionale di sedici persone, ha presentato due suite da altrettante opere (le possiamo oramai chiamare cosi, perché entrate di diritto nei cartelloni teatrali europei) di Gershwin e Bernstein:Porgy and Bess e West Side Story. Un ensemble curatissimo, sia nell’impasto delle voci e dei settori, sia nella pronuncia e sia nello stile, cioè con un tasso di “swing”, diciamo così, certamente ragguardevole, grazie anche ad arrangiamenti decisamente calzanti. […] La parte strumentale era affidata al giovane pianista Giuliano Fabbro; molto incisivo e stimolante il suo apporto, fatto di buon gusto e di solidità tecnica,brio ed adesione totale ad uno stile che, evidentemente, gli si confà. Completavano il programma tre brani sciolti, due di Lloyd Webber, “Memory” (come non pensare e Barbra Streisand) e “Don’t cry for me Argentina”reso celebre dal film con Madonna, ed un finale, scoppiettante ed entusiasmante, “New York, New York” di Kender, che il folto e divertito pubblico sottolineava, scandendo il ritmo col battito delle mani.